CLASSICA

Classicamente Jazz, una diversa voce per un repertorio classico

Come cantanti e pianisti di impostazione classica possono accostarsi alla canzone jazz

Classicamente Jazz, una diversa voce per un repertorio classico

Come cantanti e pianisti di impostazione classica possono accostarsi alla canzone jazz

Classicamente Jazz, una diversa voce per un repertorio classico

date: 25 gennaio - 1 febbraio 2019

Classicamente Jazz una diversa voce per un repertorio classico

Come cantanti e pianisti di impostazione classica possono accostarsi alla canzone jazz

seminario
a cura di Enrico Intra

L’epoca in cui viviamo ci sottopone quotidianamente a bombardamenti di informazioni e stimoli che possono sviluppare le nostre qualità, ma al tempo stesso creare confusione e disorientamento. Eppure vi sono significative esperienze artistiche e didattiche che rimangono ancora isolate, come ingabbiate in una prigione, dorata e rassicurante, ma pur delimitata da confini che non si osa superare.

È il caso della musica: numerosi studenti e professionisti ritengono che i diversi generi siano pianeti, galassie molto distanti tra loro, i cui abitanti parlano linguaggi reciprocamente incomprensibili.

Con il seminario Una diversa voce per un repertorio classico, destinato a cantanti e pianisti, il maestro Intra, responsabile dei Civici Corsi di Jazz e musicista noto nel panorama internazionale, mostrerà che le cose non vanno proprio in questo modo, e che tra le celebrate melodie dei grandi Gershwin, Cole Porter e moltissimi altri, e le più famose arie del melodramma italiano, la distanza non è così abissale. Non solo: pianisti e cantanti di impostazione classica possono cimentarsi con un genere diverso da quello abituale, traendone vantaggio anche nell’esecuzione del proprio repertorio.

Nel seminario Enrico Intra sarà coadiuvato dalla cantante Maria Cristina Riva, di provenienza jazzistica, e da Maurizio Carnelli, docente di vocal coaching della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado.

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Enrico Intra è pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra tra i più importanti nella storia del jazz europeo, ma anche organizzatore e ideatore di eventi che hanno inciso nel tessuto socioculturale italiano (come il lancio del cabaret con la fondazione dell’Intra’s Derby Club), Enrico Intra, nato a Milano nel 1935, si è affermato giovanissimo negli anni ’50 ed è stato tra i primi musicisti italiani a elaborare un concetto “europeo” di jazz. Dopo aver realizzato storici album quali Archetipo, Messa d’Oggi, Nuova Civiltà (con il sassofonista Gerry Mulligan), dalla seconda meta degli anni ’80 sta sviluppando in forme sempre nuove progetti legati al rapporto musica immagine e basati sull’improvvisazione totale. Presidente di Musica Oggi e responsabile dei Civici Corsi di Jazz di Milano, Intra è ideatore e direttore della Civica Jazz Band, protagonista di un’importante stagione al Piccolo Teatro di Milano. Ha realizzato l'innovativo metodo didattico: Improvvisazione altra? (Rugginenti editore). Sulla sua vita musicale e artistica è stato pubblicato il libro: Enrico Intra - Intramood (a cura di Maurizio Franco).

“Parleremo dei generi musicali. E segnatamente della loro convivenza per produrre una musica nuova. Prendiamo come esempio la musica jazz, che è considerata l’autentica novità del Novecento. Com'è noto, le origini del jazz sono di matrice afroamericana. In seguito ogni singola comunità culturale che si è avvicinata a questa musica vi ha versato la propria linfa, le sue intrinseche specificità. L’unione dei generi musicali di varia natura, che a loro volta esigono rispetto delle reciproche autonomie d’espressione, è il contributo che sta alla base dell’evoluzione e della trasformazione del linguaggio sonoro. Da questa considerazione, che sarà l’inizio del nostro lavoro, avremo gli strumenti in grado di farci sbarcare sul pianeta Jazz. Attraverso esempi pertinenti arriveremo a dimostrare come le melodie di compositori quali George Gershwin o Cole Porter, usate come materiale sonoro nell’ambito della musica Jazz, non siano tanto lontane dalle arie del melodramma italiano. Insieme scopriremo gli strumenti operativi adeguati a condurci alla corretta lettura di questa lingua musicale. Che, nella sua struttura, prevede i significativi momenti di libertà, le cosiddette improvvisazioni, o come io preferisco definirli composizioni istantanee.
Analizzeremo
1) Il modo di leggere una partitura
2) La composizione armonica raccolta nella sigla che sostituisce l’indicazione verticale, l’accordo, delle note sul pentagramma.
Si prenda, come paragone, la lingua di derivazione anglosassone parlata negli Stati Uniti. Nelle sue regole grammaticali essa risulta essere semplificata rispetto alle altre, italiano compreso. Le cause di questa semplificazione risalgono in maniera rilevante all’apporto linguistico delle numerose comunità allogene che si sono inserite nei territori degli Usa.
E ciò è avvenuto anche nella musica jazz. La sigla di facile lettura, in sostituzione dell’armonia, ha consentito una più libera comprensione dell’accordo e dei suoi possibili rivolti. È un dovere riconoscere al musicista di jazz la capacità che gli consente di comporre musica istantanea. Nel jazz classico questo momento deve avvenire all’interno di un sistema rigoroso, dove il rispetto del ritmo e dell’armonia restano condizioni non negoziabili. Di fatto, la continua trasformazione dell’onnivoro linguaggio musicale che definiamo jazz ha reso limitativa questa pratica". Enrico Intra

Intra Jazz