L’appuntamento mensile del terzo giovedì con Brera Musica e gli studenti della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado nella Pinacoteca di Brera è fissato per il 20 giugno 2019 con la classica e affollatissima non-stop, dalle ore 18.00 alle 22.15. Il pubblico potrà visitare liberamente le sale e, contemporaneamente, ascoltare i giovani musicisti, che si collocheranno in diverse postazioni all'interno della Pinacoteca.
Gli studenti saranno inoltre disponibili a rispondere alle domande dei visitatori, in un inconsueto, dinamico scambio tra le arti.
La scelta del programma scaturisce dalle emozioni personali che i dipinti suggeriscono ai giovani interpreti.
Daniela Beltraminelli, voce e viella
(sala IA)
Il canto della Rivelazione
Ricostruito nel 1949 in un vano del museo, il presbiterio dell’oratorio affrescato dal maestro di Mocchirolo costituisce, all’interno della Pinacoteca di Brera, un ambiente privilegiato per accogliere l’intimità profondamente spirituale dell’opera di Hildegard von Bingen.
(Daniela Beltraminelli, note)
Hildegard von Bingen (1098-1179)
Symphonia Harmoniae Caelestium Revelationum
Dendermonde MS. Cod. 9 (1151-1158)
O magne Pater Antifona
O splendidissima gemma Antiphona de sancta Maria
Quia ergo femina Antifona
Spiritui sancto De undecimus milibus virginum Responsorium
O rubor sanguinis, Antiphona in evangelium
Cum erubuerint Antiphona
O viridissima virgo
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Gabriele Batia, compositore
Passeggiata su un tema immaginario (paesaggio sonoro)
La composizione occupa di sfondi, tele, cornici e botteghe in cui mani sapienti producono i soggetti che possiamo osservare nei dipinti. L’ascoltatore si ritrova in una passeggiata in cui il tempo non è più solo l’adesso e il viaggio è accompagnato dai suoni della quotidianità. Attrezzi da lavoro, paesaggi sonori, memorie, frammenti e alcuni racconti dei segreti di bottega conducono a un’immersione immaginaria, nel mondo di artisti che lavorano nell’intimità del loro laboratorio. Un percorso sonoro ciclico per un’esperienza oltre le porte del tempo.
Note sul paesaggio sonoro
Nel libro tradotto in italiano con il titolo Il Paesaggio Sonoro, Raymond Murray Schafer spiega la necessità di considerare musica l’ambiente sonoro nel quale viviamo. Schafer esorta a considerare il mondo come una composizione della quale siamo allo stesso tempo autori, esecutori e fruitori. Come attori del nostro ambiente abbiamo una responsabilità: il suono non è un accidente legato agli oggetti della nostra quotidianità, ma è un fattore importante della nostra vita. Il ricorso al nostro senso estetico del suono sembra relegato alla fruizione della musica, ma questo è riduttivo. La musica intesa come colonna sonora della nostra vita ci separa dal suono della realtà. I suoni del mondo vengono sepolti da muri di suono o da materiali insonorizzanti e questo ci impedisce di essere coscienti dei suoni che produciamo e in cui siamo immersi.
Bioacustica ed ecologia acustica
La bioacustica studia le emissioni acustiche degli esseri viventi, compreso l’uomo, per comprenderne i significati[…]. Nata come complemento dell’etologia, si è rapidamente sviluppata a partire dagli anni Cinquanta, fino a diventare disciplina autonoma e a dare origine a nuovi ambiti come l’ecologia acustica, che abbraccia il più ampio campo dei rapporti fra gli esseri viventi, i loro segnali acustici e l’ambiente in cui vivono.
L’ecologia acustica è una disciplina scientifica, non ancora pienamente sviluppata e codificata, che vuole superare le incertezze degli approcci tradizionali all’analisi del paesaggio sonoro; in questo ambito la soundscape ecology si sta affermando come studio del paesaggio sonoro inteso come espressione dell’interazione fra paesaggio naturale e attività dell’uomo - Gianni Pavan, 2015
(Gabriele Batia, note)
Gabriele Batia, Passeggiata su un tema immaginario
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Orchestra di chitarre Filippo Gragnani
Davide Dipilato, Gabriele Corti, Giacomo Stefanizzi, Gianluca Colzani, Gianmarco Frau
Greta Fisler, Irene Allevi, Marco Bernasconi, Marco Tencati, Matteo Magaraci
Direttore Guido Muneratto
(sala VIII)
La pittura è un’arte silenziosa. In questo risiede parte del suo fascino, specie per l’uomo di oggi che quando visita le sale di un museo può ritrovare il gusto per la pace e la contemplazione. La quieta visione dei capolavori di epoche lontane richiama immagini del nostro vissuto o dei nostri sogni e ci trasporta in un mondo parallelo. Allo stesso modo la musica, arte astratta per eccellenza, sa creare universi fantastici, labirinti di suoni dove la nostra anima si perde, ma anche si ritrova, ritrova frammenti di esperienze passate e modelli di vita. La sfida del concerto dell'Orchestra di chitarre sta proprio qui: nel dare una voce ai capolavori della sala Bellini. Non una voce che si esprime a parole, bensì con la musica, anch’essa ricca di colori e di forme. Invitiamo dunque il pubblico a lasciare che lo sguardo indugi sui quadri, e nel contempo l’udito si lasci trasportare dalle note. Sarà forse possibile così accedere ai propri personali rifugi, oasi, giardini, luoghi sereni e segreti di cui abbiamo sempre più bisogno.
(Orchestra di chitarre, note)
Filippo Gragnani, Trio op. 12 (allegro-tema con variazioni-minuetto: vivace)
Mikael Tariverdiev, 17 momenti di Primavera (tema-ricordi-valzer)
Leo Brouwer, Paisaje cubano con lluvia
A. H. Varlet, Petit,Trio (maestoso-andantino-allegro)
Enrique Granados, Danza española n. 2 (Oriental)
Isaac Albeniz, Granada
Joaquin Malats, Serenata española
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Miklos Papp, violino
sale (XXXVII, XXXVIII)
Nelle sale XXXVII, XXXVIII troviamo alcuni capolavori dell'Ottocento italiano, come i quadri di Francesco Hayez, Girolamo Induno e Giovanni Fattori. Ho scelto questa sala perché racconta un periodo di rivoluzioni e guerre, avvenute parallelamente in Italia e in Ungheria. In tanti testi delle canzoni popolari ungheresi troviamo il racconto del triste sentimento legato alla partenza di un proprio caro. Lo stesso sentimento è dipinto da Induno in Un grande sacrificio. Il pittore vi raffigura il saluto all'anziana madre al figlio garibaldino, in partenza al seguito dei Mille."Elindultam szép hazámból; Édes kis Magyarországból; Visszanéztem félutamból; Szememből a könny kicsordult" - "Sono partito dal mio bel paese; Dalla mia cara Ungheria; ho guardato indietro da metà strada; il mio viso era coperto dalle lacrime." Mentre l’Italia affrontava la prima guerra d'Indipendenza anche in Ungheria si combatteva una simile sommossa contro l'Austria. Successivamente, negli anni '60 dell'Ottocento, alcuni rivoluzionari ungheresi si univano a Garibaldi. Nascono così canzoni ungheresi dedicate all’eroe italiano."Garibaldi szürke paripája…", -"Il destriero grigio di Garibaldi…" Nella Malinconia di Hayez si può osservare una fanciulla di fronte a un muro decorato. La sua espressione è malinconica e lo sguardo sembra perso nel vuoto. "Árva vagyok, nincs gyámolom; Még a vizet is gyászolom; Arról tudják árva vagyok; Egy házba egyedül vagyok" - "Sono orfano, non ho padroni; piango per la mia vita; tutti sanno che sono orfano; perché sono da solo in una casa". La prima parte del mio programma è la quinta Sonata di Eugene Ysaye, un violinista-compositore belga di fine Ottocento-primo Novecento che ha dedicato questo pezzo a uno dei suoi contemporanei, il violinista Mathieu Crickboom. La sonata ha due movimenti: l'Aurora e Danse rustique.
(Miklos Papp, note)
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