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CONCERTO ANNULLATO - Villa Litta, 16 settembre - Magnificat di Galuppi e brani di Mozart e Vivaldi

ore 21.00. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria

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Con il contributo di Cariplo - Nell'ambito del progetto Ville di Delizia, Parchi e Acque. Nuove prospettive per il Nord Milano

  • Si segnala che, a causa del maltempo previsto per giovedì 16 settembre, il concerto de I Civici Cori e dell'Orchestra della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado a Villa Litta è annullato.

Giovedì 16 settembre 2021 ore 21.00
Cortile Nobile di Villa Litta, Lainate, MI

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria
https://www.eventbrite.it/e/169940052271
in caso di maltempo l'evento sarà annullato

Nel rispetto del dl n. 105 del 23/07/2021, l’accesso all’evento sarà consentito soltanto a chi è in possesso di: - GREEN PASS - certificazione comprovante la somministrazione di almeno una dose vaccinale Sars-CoV-2 (validità 9 mesi) - Attestazione di guarigione dall'infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi) - attestazione di test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore).
Al momento sono esentati dalla certificazione i bambini al di sotto dei 12 anni e coloro che per comprovati motivi di salute, sulla base di idonea certificazione medica, non possono vaccinarsi.

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Magnificat di Galuppi
e brani di Mozart e Vivaldi
Wolfgang Amadeus Mozart, Sinfonia KV 134 in la maggiore
allegro - andante - menuetto - allegro
Antonio Vivaldi, Concerto RV 533 in do maggiore
per 2 flauti, archi e basso continuo
allegro molto - largo - (allegro)
Solisti Giacomo Genovese, Luca Perotto
Magnificat, Baldassare Galuppi
per soprano solo, coro e orchestra
Chiara Pederzani, soprano
Miklós Papp, violino solista

I Civici Cori e Orchestra della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado
Mario Valsecchi, direttore

Cori
Luciana Anastasia, Donatella Bassani, Maria Pia Boellis, Natalia Bolognini, Marina Bonfanti, Cloe Caricone, Antonella Carozzi, Maria Luisa Deiana, Silvia Gialinà, Lia Iollo,Paola Murari, Maria Paola Rossi, Piera Angela Saccenti, Silvana Soldano, soprani
Michela Allais, Katia Arrigoni, Simona Cuneo, Maria Antonia Grasso, Maria Luisa Lodi, Kaori Matsuura, Paola Ottino, Irene Pasotto, Barbara Picutti,
Biancamaria Pizzi, Rosangela Rota, Cristina Scagliotti, contralti
Enzo Bensi, Fabrizio Fassone, Marzio Ferranti, Danilo Fabio Leva, Sandro Levi, Giuseppe Saldaneri, Marco Sprega, tenori
Luigi Giannini, Renato Granata, Simone Grisotto, Maurizio Maestrelli, Roberto Palumbo, Andrea Redini, Fabio Zambon, bassi

Orchestra

Miklós Papp, Mara Kitharazis, Irene Niglio, Giulia Gambaro, violini primi
Stefano Trotta, Laura Collamati, Maurizio Ghezzi, Mariela Valota, violini secondi
Valentina Cattaneo, Francesco Caputo, Giulietta Bianca Bondio, viole
Paolo Tomasini, Andrea Stringhetti, violoncelli
Giosuè Pugnale, contrabbasso
Giacomo Genovese, Luca Perotto, flauti
Deborah Vallino, fagotto
Davide Pisani, Federico Ceccarelli, corni
Luigi Panzeri, organo

"Di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) l’orchestra della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado ha già presentato negli scorsi anni due tra le più belle Sinfonie: la Praga e, l’ultima scritta, conosciuta con l’appellativo di Jupiter.

La Sinfonia KV 134 in la maggiore, opera giovanile, composta con altre due nell’estate del 1772 a soli 16 anni, prima del suo ultimo viaggio in Italia, rappresenta una tappa nella formazione di un linguaggio sinfonico personale; una tappa significativa che evidenzia da parte del giovane Mozart una forte attitudine alla sperimentazione, alla ricerca di soluzioni polifoniche e di un ricercato gioco ritmico. L’organico vede, accanto agli archi, due flauti e due corni. La presenza dei flauti, anziché degli oboi, contribuisce al carattere morbido e delicato anche nei passaggi ritmicamente più effervescenti. Mi sento di poter affermare che la Sinfonia, soprattutto nei due movimenti estremi, esprime spiccata intenzione rappresentativa, teatrale. Il gusto del “gioco” musicale fa capolino continuamente nella configurazione dei temi, trattati con espedienti tipici dell’antico contrappunto (imitazione per moto contrario), nel dialogo tra gli strumenti che, pur rimanendo ancora sostanzialmente ancorato alla precisa destinazione dei ruoli, dà spazio e modo a tutti gli strumenti di esprimersi. La cantabilità mozartiana tanto espressiva, quale si riscontra nelle arie delle sue opere teatrali, caratterizza il secondo movimento andante. Curioso come la costante e regolare scorrevolezza in biscrome dell’accompagnamento al primo tema, affidato ai violini secondi, diventi costitutivo del secondo tema. Il terzo movimento, consueto Menuetto con il suo trio, si avvale di un espediente particolare: la costruzione della linea melodica avviene attraverso l’alternanza di battute tra violini primi e violini secondi. Una melodia che, giocata in questo modo tra le due sezioni, diventa stretta imitazione. Cosa dire del trio?! Tripartito, si apre e chiude con un motivo delicato, semplice, molto tenero. Nella parte centrale, breve anch’essa, di sole otto battute in minore, una sola nota “La” ribattuta dalle viole, con ritmo costante in crome, fa da conduttore di un dialogo tra il quartetto di fiati -due flauti e due corni-, che ribattono anch’essi solo il La su tre ottave, e i violini pizzicati, che ondeggiano tra gli accordi di tonica e di dominante. Questa sinfonia salisburghese rappresenta per Mozart, probabilmente, un biglietto di presentazione da esibire-eseguire nel corso dei suoi viaggi a dimostrazione delle proprie capacità compositive, nella ricerca di incarichi e ingaggi.

La presenza dei due flauti in organico ha suggerito l’arricchimento del programma con il Concerto RV 533 in do maggiore di Antonio Vivaldi (1678-1741) per due flauti, archi e basso continuo. Il Concerto consta, come di consueto, di tre movimenti: allegro molto, largo e (allegro).

Le consuetudini strutturali dei movimenti sono quelle tradizionali dei concerti vivaldiani dove, nei movimenti veloci si evidenzia l’alternanza soli-tutti e il solito percorso modulante. La presenza di due solisti permette, in più, il dialogo tra di essi, l’imitazione; un virtuosismo contenuto caratterizza le parti solistiche. La briosità, tipica di Vivaldi, i temi facili ma ritmicamente accattivanti e le nuances maggiore-minore contribuiscono a dare piacevolezza alla composizione.

Un soprano solista e il coro si uniscono all’orchestra nel "Magnificat" di Baldassare Galuppi (1796-1785).Meglio noto ben oltre i confini della Serenissima come operista, Galuppi esercitò anche il compito di maestro presso l’Ospedale degli incurabili e quello di maestro di cappella presso la Basilica di San Marco. Credo che la scelta di impiegare un solo ruolo solistico affidato al soprano possa trovare motivazioni rappresentative -quindi teatrali- nel rispetto del dettato evangelico che attribuisce a Maria questo testo, pronunciato in occasione della visita alla cugina Elisabetta. Molte sono le modalità utilizzate da Galuppi per esprimere il senso del testo e sembrano costantemente trarre precisa ispirazione dai sentimenti e dai gesti narrati. Ne cito solo alcuni. All’Et exsultavit spiritus meus, questa esultanza, proprio perché appartiene alla sfera intima, si esprime attraverso il ritmo pacato di semiminime, in una sonorità contenuta. Et misericordia eius si colora di mestizia, grazie al semitono ascendente e discendente; quasi una considerazione del peccato commesso che ha bisogno della misericordia, più che della gioia per il perdono. Più avanti: Suscepit Israel puerum suum trova espressione in una dolce linea ascendente e un ritmo ternario pacato. Sembra essere quel canto dolce e cullante che le madri, forse in altri tempi, utilizzavano per addormentare il bambino. Al misericordiae suae il coro, pieno, forte, omoritmico, ritrova un procedimento armonicamente instabile, cromatico. Esprime tensione, dolore. Al riapparire della parola "misericordia" ripropone il medesimo tormento. Molte altre scelte musicali appaiono direttamente suscitate dal testo e rendono plausibile l’intenzione rappresentativa, ben più forte di quella orante o laudativa. Concludo citando un passaggio significativo contenuto nel libro Viaggio musicale in Italia, scritto da Charles Burney, compositore, musicista e musicologo inglese che ebbe modo di ascoltare da vicino l’arte di Galuppi. Il signor Buranello ha conservato intatti tutto il suo fuoco e la sua fantasia pur tra i venti gelidi della Russia da cui è ritornato di recente. Questo compositore geniale, gradevole ed elegante, è ricco di originalità, di vivacità e di delicatezza…” (martedì 7 agosto 1770).
Mario Valsecchi, note