Lunedì 27 gennaio 2020
ore 20.30
MI, Villa Simonetta, via Stilicone 36
ingresso libero
Pour la fin du temps
in occasione della Giornata della Memoria
dal Quatuor di Olivier Messiaen
La prossima ricorrenza della Giornata della Memoria del 27 gennaio offre alla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado e ai suoi studenti l’occasione di ricordare le vittime dell’Olocausto attraverso il concerto tratto dal Quartetto per la fine del tempo (Quatuor pour la fin du Temps) di Oliver Messiaen. L’opera, grande affresco composto tra la fine del 1940 e i primi giorni del 1941 nel campo di concentramento di Görlitz, è considerata uno dei più significativi esempi di musica cameristica del ventesimo secolo.
“Sono partito da una figura da me molto amata, quella dell’Angelo che annuncia la fine del Tempo, e ho scritto un quartetto per gli strumenti -e gli strumentisti- che avevo sotto mano”, afferma il compositore.
Note, singolari e ormai quasi leggendarie, le circostanze della sua composizione. Quando nel 1939, subito dopo l’invasione della Polonia, la Francia entrò in guerra, Messiaen si arruolò nell’esercito come infermiere. Nel 1940 venne però catturato durante un’offensiva tedesca insieme a un altro soldato, il clarinettista Henri Akoka, e al suo comandante, il violoncellista Etienne Pasquier. I tre musicisti furono poi trasferiti nel campo di prigionia di Görlitz in Slesia, al confine sud-ovest della Polonia. Fu lì che i tre conobbero un quarto musicista, il violinista Jean Le Boulaire, ufficiale responsabile del campo. A Messiaen fu consentito allora di lavorare su un concerto, concepito dapprima come un trio (violoncello, violino, clarinetto), diventato successivamente, con l’aggiunta del pianoforte (suonato dallo stesso Messiaen), un quartetto. La prima esecuzione, imperfetta e difficoltosa a causa del freddo e delle condizioni dell’improvvisato auditorium nel campo, avvenne il 15 gennaio del 1941 davanti a diverse centinaia di prigionieri. Nessuno dei tre musicisti che accompagnavano Messiaen era professionista. La prima, vera, esecuzione pubblica del brano fu a Parigi, non molto tempo dopo, nel giugno del 1941. Nell’introduzione alla partitura è lo stesso Messiaen a spiegare l’origine del Quartetto, ispirato al X libro dell’Apocalisse di Giovanni: “Vidi poi un altro angelo, possente, discendere dal cielo: era avvolto in una nube e l’arcobaleno cingeva il suo capo; la sua faccia brillava come il sole; le sue gambe sembravano colonne di fuoco. Posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, levò la mano destra verso il cielo e giurò nel nome di Colui che vive nei secoli dei secoli: ‘Non vi sarà più Tempo, ma quando il settimo angelo farà udire il suono della sua tromba, allora sarà consumato il mistero di Dio’».
Pour la fin du temps
in occasione della Giornata della Memoria
Dal Quatuor di Olivier Messiaen
Vocalise, pour l’Ange qui annonce la fin du Temps
Abîme des oiseaux
Louange à l’Eternité de Jésus
Danse de la fureur, pour les sept trompettes
Louange à l’Immortalité de Jésus
Maurizio Ghezzi, violino
Gaia Busnelli, clarinetto
Andrea Stringhetti, violoncello
Francesca Formenti, pianoforte
Il Quatuor è costituito da otto movimenti ognuno con un proprio titolo e introdotto da una breve spiegazione scritta di proprio pugno da Messiaen nella prefazione all’opera.
II. Vocalise, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps (Vocalizzo per l'Angelo che annuncia la fine del Tempo). Il pezzo utilizza l’intero quartetto: viene qui evocata la forza dell’angelo, incoronato da un arcobaleno e vestito di nubi, che posa un piede sul mare e uno sulla terra.
III. Abîme des Oiseaux (Abisso degli uccelli): clarinetto solo. L'Abisso è il tempo, con le sue tristezze, i suoi scoramenti. L'uccello è il contrario del Tempo; è il desiderio umano di luce, di altezze, di vocalizzi gioiosi... Il terzo movimento è caratterizzato da grande modernità. È possibile che questo pezzo sia stato scritto prima del Quatuor, perché uno degli interpreti lo aveva già ascoltato da un clarinettista che si era trovato insieme a Messiaen in un campo di transito.
IV. Louange à l'Éternité de Jésus (Lode all'Eternità di Gesù). Qui Gesù è inteso soprattutto come il Verbo. Il movimento gioca sulle dissonanze tra il canto espressivo dello strumento ad arco e l’accompagnamento ripetitivo e molto lento della tastiera. Si tratta di una riscrittura di una parte della Fête des belles eaux, un pezzo precedentemente composto da Messiaen per 6 onde Martenot (tastiere analogiche monofoniche) in occasione dell’esposizione universale di Parigi del 1937.
VI. Danse de la fureur, pour les sept trompettes (Danza furiosa per le sette trombe). I quattro strumenti, all'unisono, rievocano le sonorità di gong e trombe (le prime sei trombe dell'Apocalisse sono annunciatrici di diverse catastrofi, la tromba del settimo angelo annuncia la consumazione del mistero di Dio). Nel pezzo si trovano quelli che Messiaen chiama “ritmi non retrogradabili”, cioè organizzati secondo un asse di simmetria, spesso materializzato in una nota breve (“valore aggiunto”).
VIII. Louange à l'Immortalité de Jésus (Lode all'immortalità di Gesù). Questa seconda lode per pianoforte e violino, dopo quella del IV movimento, s'adatta più precisamente al secondo aspetto di Gesù, al Gesù uomo, al Verbo fatto carne, che resuscita immortale. Il movimento finale riprende una composizione di Messiaen scritta dieci anni prima: il dittico per organo. Il pezzo si conclude con un’ascensione verso i registri alti che rappresenta la salita dell'uomo verso Dio, del Figlio verso il Padre, della creatura verso il Paradiso.