Brera Ma

21 maggio - ancora un terzo giovedì serale di Brera Musica a casa tua

Il cuore di Brera Musica continua a battere con gli allievi della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado

Il Museo è chiuso ma il cuore di Brera continua a battere a tempo di musica

Nonostante la chiusura forzata di questi giorni, continuano i tradizionali appuntamenti con Brera Musica e gli allievi della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado che, sebbene virtualmente, continuano ad arricchire l’esperienza del museo con un repertorio musicale che illustra il legame tra la musica e le opere esposte.

Per mantenere il contatto, da sempre stretto, con il pubblico, la Pinacoteca e la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado hanno quindi realizzato anche per il 21 maggio un video speciale.
In attesa, e ci auguriamo al più presto, che la programmazione riprenda.

Ritratti in musica
Mauro Colantonio, viola da gamba

Il genere del ritratto è il tema principale della sala XXXVI. In ogni forma di arte, gli autori si sono cimentati nel cogliere l’essenza di un personaggio, come sulla tela così sulle pagine di musica. Un celebre esempio è l’opera di Antoine e Jean Baptiste Forqueray, padre e figlio, compositori e virtuosi della viola da gamba, musicisti alla corte di Luigi XIV. Curiosamente, la sala dei ritratti della Pinacoteca guarda allo spazio dedicato ai vedutisti. Analogamente, due brani dell'opera di Forqueray sono legati l'uno all'altro da una delle poche indicazioni date dall’autore: eseguire i brani di seguito e ripetere il primo dopo aver suonato il secondo. Il primo brano prende il nome da Passy, una cittadina anticamente fuori Parigi e famosa per la sua acqua e aria pulite, oggi parte della metropoli. Più in particolare, prende spunto dal suono caratteristico del suo carillon, il campanile: il brano è infatti costruito attorno a una sola nota, il sol, che imita il risuonare di una campana. È una sorta di un ritratto di un luogo, di un paesaggio e di un passato lontano, un'idea sonora intrappolata in una pagina di musica "tout de suite": sentirete le note che l'autore dedica a Maurice Quentin de la Tour, celebre pastellista francese. La sua arte era catturare con i colori il carattere o un solo gesto della persona ritratta ed è interessante che Forqueray ci lasci la sua versione in musica di un ritratto dell’artista. Un suo disegno è conservato proprio presso la Pinacoteca di Brera. I Pièces de Viole di Forqueray sono come una galleria musicale di ritratti di personaggi legati alla interessante vita personale dell’autore. Per il suo inconfondibile stile compositivo, la sua proverbiale maniera di suonare e probabilmente la sua personalità, Hubert le Blanc scrisse di lui che "suonava come un diavolo". L’opera di Antoine venne data alle stampe nel 1747, due anni dopo la sua morte, grazie a suo figlio Jean-Baptiste, la cui storia è intrecciata a quella della potente figura del padre. Ancora oggi non si è certi della paternità delle composizioni. Quel che è certo è che entrambi ebbero una vita estremamente affacinante, come ci racconta un curioso fatto di cronaca: il padre, forse invidioso del talento e del successo del figlio, fece imprigionare e poi addirittura esiliare Jean Baptiste dalla Francia. Nella stanza dove immaginiamo di essere in questo momento, Giovan Pietro Ligario ritrae prima del 1725 proprio suo padre, in una maniera essenziale e realista, quasi ieratica.

Si ringrazia Helga Korbar per il montaggio del video.

PROGRAMMA
Antoine Forqueray (1672-1745),
Pièces de viole avec la basse continue (1747) (Le Carillon de Passy - La Latour)

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Guido Pace e Marco Tencati Corino, chitarre

Il duo di chitarre Marco Tencati Corino - Guido Pace (Due in Duo) esegue Chorando pra Pixinguinha di Toquinho.I musicisti hanno registrato il brano in due momenti diversi accostando infine le registrazioni davanti ai tre saloni napoleonici della Pinacoteca di Brera, così come vennero dipinti da Angelo Ripamonti nel 1880.

Un modo, o una sfida, per ricostruire digitalmente l’unione fra arte visiva e musicale, che distingueva e valorizzava i giovedì musicali di Brera.

PROGRAMMA
Toquinho, Chorando pra Pixinguinha

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Simone Leoni, tamburo

Tap Oratory è una composizione per tamburo e digital playback di Casey Cangelosi, percussionista e didatta americano di fama internazionale. Dall’innovativo utilizzo del digital playback -diretto successore del nastro magnetico- prende forma un continuo dialogo tra esecutore e base pre-registrata, con una complicità di suoni e movimenti che crea un discorso indissolubile.

Il musicista asseconda in diversi modi suoni elettronici sempre nuovi, con movimenti per lo più silenziosi o colpendo oggetti immaginari: la componente visiva rende il brano decisamente accattivante. Ma l’aspetto scenico non è tutto… nel momento in cui la base pre-registrata passa in secondo piano, il musicista può finalmente mettere in luce le proprie abilità tecniche!
Risulta così molto semplice associare il brano a un’opera come “Interieur à la baie” di Maurice Estève, quadro contemporaneo in cui si può associare il disegno all'andamento musicale. Come le bacchette del percussionista, che nel brano disegnano linee dritte e curve, cerchi e triangoli, in un continuo alternarsi di ordine e disordine. L'idea di affiancare due arti -musica e danza- in un'unica esibizione strumentale incarna perfettamente la tecnica litografica che utilizza Estève: l’artista concepisce i suoi disegni come sculture che poi trasla nell'ambito bidimensionale delle sue opere.

PROGRAMMA
Casey Cangelosi, Tap Oratory, per tamburo e digital playback

“Se è vero che la musica, come affermava Leonardo, si caratterizza per essere la figurazione dell’invisibile, ovverosia l’arte con cui proviamo a dare una forma a ciò che forma non ha, coniugare musica e immagine si prospetta come un’antica e insieme attualissima utopia dello stupore e dell’allusione, una tensione interiore cui l’uomo non vuole proprio rinunciare. Ci spinge l’irresistibile impulso a vivere a cavallo di due mondi, a scrutare cosa l’invisibile sa dirci del visibile, e viceversa.
La collaborazione con la Pinacoteca di Brera nasce esattamente da questo sentire comune, da questo gioco allusivo e analogico sul filo dell’interferenza, un gioco che non vuole però mai spingersi oltre la soglia del descrittivismo, del significato fisso e univoco.
Osservando i volti, gli atteggiamenti e l’incedere dei visitatori dei “terzi giovedì musicali” che attraversavano le sale facendo liberamente oscillare i propri sensi tra musica e immagine mi sento di dire che tale spirito è stato felicemente proposto e recepito.”

Andrea Melis, Direttore della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado

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