Cristina Battocletti, giornalista e scrittrice, lavora alla “Domenica” del Sole 24 ore dove cura gli spettacoli, segue i festival cinematografici e la letteratura balcanica. Ha scritto La mantella del diavolo (Bompiani) e la biografia Boris Pahor, figlio di nessuno (Rizzoli), Bobi Bazlen (La Nave di Teseo).
“Ho scelto quattro continenti perché il cinema si mescola, ma ha una forte connotazione storica del paese in cui il regista è cresciuto. I film sono tutti reperibili su Chili.”
ll conformista
Bernardo Bertolucci, 1970
Tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, racconta l’Italia fascista con un tripudio di bellezza di immagini soprattutto di architettura razionalista sconosciuta. Eleganza, rigore, sguardo rassegnato sulla vigliaccheria e sul cinismo. Con Jean-Louis Trintignant, Dominique Sanda, Stefania Sandrelli, Gastone Moschin. Precede per tempo e qualità lo scabroso Ultimo tango a Parigi.
Lust, Caution
Ang Lee, 2007
Lo sguardo giovane cocciuto e ingenuo di un manipolo di ragazzi cinesi che si inventano negli anni Trenta una loro particolare forma di resistenza contro il Giappone occupante. Definirlo un film di spionaggio erotico è molto limitante, anche se il trasformismo di Tang Wei da ragazza di fila a femmina fatale porta già con sé una sensualità molto forte. Ingranaggio perfetto da punto di vista visivo e della sceneggiatura, un cesello psicologico tra amore e odio. Finalmente scene di sesso credibili grazie a Tony Leung Chiu-wai, anche se la macchina da presa inquadra solo il sesso femminile.
Timbuktu
Abderrahmane Sissako, 2014
L’estremismo religioso mostrato nei suoi aspetti più grotteschi e contraddittori. Il regista mauritano svela il dramma vissuto dalla sua Africa dimenticata dall’Occidente sotto la scure della pazzia della Jihad. Il divieto di cantare e sentire musica, di giocare a calcio, fumare le sigarette sono narrati con delicatezza, uno humor e una eleganza che non mettono in secondo piano la gravità della situazione, anzi. Splendidi colori, indimenticabile la scena del calcio senza pallone.
Oro verde
Cristina Gallego e Ciro Guerra, 2019
La storia della nascita del cartello della droga colombiano raccontata come un romanzo epico, un western o un gangster movie. Un intreccio di colori e generi diversi che insieme danno l’idea della coralità e della banalità del male. Il Sudamerica negli ultimi anni ha portato le novità più forti al cinema in termini di purezza e originalità, inventiva sostanziale, senza il birignao della trovata. Se possibile da vedere in accoppiata con lo sciamanico El Abrazo de la serpiente di Ciro Guerra, onirico a tratti allucinato.